Lavori in corso: Galleria nazionale d'arte moderna, Roma
installazione novembre 2006 — disinstallazione novembre 2010
Mi è sempre interessato cercare di vedere oltre i confini delle apparenze. Forse per questo ho deciso di diventare fotografa. Non credo che le cose siano come sembrano apparire: la fotografia è in grado di indagare altri livelli. Poi, da quando ho intrapreso questa attività e allestisco le mie mostre, mi sono resa conto dal vivo di cosa significa fare una proposta da offrire agli occhi degli altri.
E' così che Patrizia Bonanzinga spiega la sua voglia di indagare tutte le fasi che portano ad un risultato, la sua volontà di vedere, di guardare e soffermarsi sui particolari della vita quotidiana e sui percorsi di quelli che poi diventano eventi, la sua curiosità per la sostanza delle cose.
I visitatori non possono sapere cosa avviene prima e durante l'allestimento di una mostra o di una sala: come si è giunti ad esporre gli oggetti, a definire vere e proprie scenografie, a costruire strutture. Tutto ciò che si consuma durante i «lavori in corso», che spesso assume la forma di un gigantesco cantiere, fa parte integrante della vita del museo.
Dalla scorsa primavera, durante i momenti di allestimento delle mostre e poi nell'ultima inaugurazione, lo sguardo silenzioso della sua macchina fotografica si è insinuato dietro le porte scorrevoli che chiudono la Sala delle Colonne della Galleria Nazionale d'Arte Moderna.
La fotografa che da Ritrovi — serie realizzata dal 2000 al 2002 con Pietro Mari — riflette sul senso della scomposizione e ricomposizione della realtà, ci propone un grande palinsesto formato da circa 200 immagini scelte tra le 1000 scattate.
Si tratta di un lavoro sul tempo: rapido nello scatto e lento nella scelta dei singoli momenti. Ma anche di un lavoro sullo spazio che avvicina in fasce orizzontale diversi livelli: dall'architettura della facciata, alle sale interne, agli attrezzi degli addetti ai lavori, ai ritratti, ai particolari.
E infine di un lavoro sul colore che gradualmente parte dai grigi tenui delle prime foto a sinistra e arriva ai colori accesi delle ultime a destra.
Questa rapidità paziente della fotografa ci restituisce il ritmo delle azioni, il come e il perché delle scelte, la vitalità del museo all'opera dietro le quinte, insieme ai movimenti inconsapevoli dei singoli visitatori che si ritrovano come in uno specchio a guardare altri se stessi.
Angela Rorro