José Alberto Figueroa

E' ormai opinione comune considerare la fotografia come il mezzo più diffuso di «sostituzione» della realtà. Nelle famiglie gli eventi vengono immortalati freneticamente, si sommano con cura e creano la storia di quel nucleo. Migliaia di fieri turisti viaggiano equipaggiati con sofisticate fotocamere digitali e non. Negozi specializzati, sparsi ovunque nel mondo, sono in grado di sviluppare pellicole e stampare le riprese in tempi record.

A Cuba tutto questo è ancora futuro: per i cubani fare fotografia è ancora un'attività completamente al di fuori della norma. Pochissimi dunque i fotografi professionisti che vivono nell'isola. Moltissima è la solidarietà che esiste tra di loro: i materiali per la ripresa e la stampa arrivano dall'estero usando varie catene di solidarietà. I pochi professionisti che lavorano nell'isola, per potersi scambiare facilmente l'attrezzatura, usano tutti materiale Nikon, usano tutti lo stesso film bianconero (KodakTri-X 400), sono tutti stampatori ed usano tutti gli stessi prodotti chimici. Al di fuori di questi standard i fotografi cubani diventano dei veri e propri alchimisti sperimentatori. Queste limitazioni creano una speciale sensibilità nei riguardi della fotografia, che viene usata in modo molto selettivo e praticata solo nei momenti veramente importanti della vita quotidiana: per immortalare la parata del Popolo Combattente o la festa del quindicesimo anno d'età delle figlie, evento questo estremamente importante per le famiglie cubane.

Per le strade poi, l'occhio non è continuamente attratto dall'uso delle immagini. Tutto è molto semplice, privo di forzature: al loro posto grandi disegni murales inneggiano alla rivoluzione cubana e la famosa icona del Che Guevara è proposta in mille modi diversi. Quella ossessiva reiterazione dell'immagine del comandante non può che rimandare alla famosa fotografia del Che scattata da Alberto Diaz Gutierrez, in arte Alberto Korda, in occasione del funerale delle vittime dell'esplosione del battello La Coubre nel marzo del 1960. Quella fotografia è senza dubbio la più famosa, diffusa e riprodotta della storia ed è molto curioso venire a sapere che nel momento in cui venne fatta e sviluppata non le si attribuì alcuna importanza. Solo sette anni dopo, alla morte del comandante divenuto martire in Bolivia, quella fotografia assume un'altra dimensione: icona, immagine sacra, oggetto di culto e di devozione nei luoghi più impensati della Terra. Ancora oggi quel ritratto impressiona per la sua austerità, la sua ieraticità. Una fotografia che manifesta apertamente la vocazione di Korda, ma anche la sua specializzazione che lo rese famosa alla fine degli anni Cinquanta, durante il periodo Batista: fotografo di moda e di modelle. Dopo il '59, Korda diventa fotografo della rivoluzione e tra il '62 ed il '68 ha come suo assistente José Alberto Figueroa.

Figueroa, classe 1946, può essere considerato un fotografo della seconda generazione, di transizione tra i due periodi storici di Cuba: quando Batista perde il potere lui è un quattordicenne attratto dai grandi cambiamenti in corso. Le sue prime fotografie sono di rottura rispetto a quelle dell'epoca: vita notturna della capitale, musica, hippies; fotografie che timidamente evidenziano il suo bisogno di immortalare il suo essere contemporaneo, al di fuori degli schemi del regime.

Alla fine degli anni Sessanta collabora con la rivista Cuba International che gli permette di penetrare la realtà cubana anche in luoghi non consentiti come alcune case proibite, la Sierra Maestra, le piantagioni di canne da zucchero. Il suo lavoro come fotogiornalista continua fino ad essere corrispondente di guerra in Angola tra il 1982 e il 1983.

Figueroa non si definisce «cacciatore di immagini» quanto un «ricercatore dell'essenza delle cose». E guardando il suo lavoro troviamo piuttosto giusta questa sua auto-definizione: i suoi scatti non sono aggressivi, non hanno l'obiettivo di possedere il soggetto, sono piuttosto scatti generosi e teneri rivolti più a se stesso che alla situazione esterna. La sua fotografia è il risultato di una sensibilità semplice e formale allo stesso tempo con giustapposizioni di fasi narrative ed elementi surrealisti.

La strategia narrativa di Figueroa è chiara a volte surrealista o metaforica, spesso ironica, ma sempre ambientata: le sue fotografie sono dentro uno spazio ed un tempo che sono chiaramente cubani. Le sue immagini fanno trasparire un presente molto realistico, ma spesso contengono allusioni che si riferiscono tanto ad un passato su cui riflettere quanto ad un futuro molto incerto.

Patrizia Bonanzinga
luglio 2005

Fotografia Reflex